lunedì 3 settembre 2012

L’Aquila, ancora scosse… ma nel cuore dei cittadini

Fontana delle novantanove cannelle
L’Aquila. Tre anni dopo. Ora come allora, almeno dentro di me. Cammino lungo corso Vittorio Emanuele e corso Federico II e le sensazioni si fanno vive. Intense. Rimbalzano nell’anima senza saper spiegare. Rivedo mucchietti di macerie nelle viuzze del centro storico. E interi palazzi abbandonati. O vestiti di impalcature. Parlano il linguaggio del silenzio. Pezze colorate ricoprono panchine, colonne e scale. Ridanno luce ad un borgo distrutto dal sisma e privo di forze per rialzarsi. Non ce la fa da solo. In alcuni negozi tutto è rimasto immobile dal 6 aprile 2009. Nessuno ci ha messo più piede e il segno dei crolli non può passare inosservato. Come le crepe sui muri. Resta la ferita di un cuore che fa fatica a pulsare.


Dalla zona Torrione percorro a piedi il tratto di strada che conduce alla Fontana luminosa, all’ingresso del centro storico. Incanta il gioco di luci e di riflessi sull’acqua. Respiro il fresco dei luoghi montani, mentre il verde dei parchi fiancheggia la mia passeggiata. È tardo pomeriggio e in lontananza due nuvolette avvolgono la vette, inondate di sole. L’Abruzzo farebbe innamorare anche il più restio degli uomini. Ha l’incanto delle bellezze misteriose e senza tempo. 
Il Forte spagnolo cinquecentesco
L’esercito presidia ancora l’ingresso e l’uscita del borgo antico. Di sera i locali lo rianimano e giovani gruppi musicali ce la mettono tutta per ridare voce alla città. I visitatori fotografano gli edifici sopravvissuti e frammenti di macerie, diventati un’attrattiva turistica. Ci sarebbe un po’ più di sensibilità se solo si pensasse che sotto quelle macerie qualcuno ha perso la vita. Dopo tre anni, in diversi punti i cartelli segnalano ancora zona rossa. E il dramma di chi prepotentemente è stato portato via dalla propria casa rivive nelle parole raccontate agli sconosciuti. 

Fontana luminosa

L’Aquila. Tre anni dopo. Incorniciata dal fiume Aterno e dal Gran Sasso d’Italia. Ora come allora. In ogni angolo, le numerose fontane richiamano i quartieri-villaggio che contribuirono a dare un corpo alla città. Storia e leggenda si mescolano nelle memorie di una fondazione voluta da Federico II di Svevia. Secondo la tradizione - e lo testimonia anche la documentazione dell’epoca conservata negli archivi cittadini - furono i castelli dei contadi limitrofi ad unire le forze per costituire un unico centro. Novantanove o sessanta resta un mistero. Ferita più volte, e sin dal XIV secolo, da violenti eventi sismici, L’Aquila continua a ricordare, oltre al terremoto del 2009, anche quello del 1703, che la rase al suolo.

Spiccano, lungo la strada, le case in legno della ricostruzione.  Ma la paura c’è ancora. E tanta. Lo testimoniano le roulotte lasciate sotto le abitazioni. Le chiese mostrano un volto inevitabilmente danneggiato. In alcune è impossibile entrare e le celebrazioni si svolgono in tendoni che durante la stagione estiva diventano roventi. La città ospita la prima Porta Santa costruita nel mondo, quella della Basilica di Collemaggio. L’edificio fu voluto dall’eremita Pietro del Morrone, poi divenuto papa Celestino V.

Il Forte spagnolo cinquecentesco
Appese ai cantieri nel centro storico, le chiavi degli aquilani che hanno perso la casa o una persona cara nel sisma del 2009. E a pochi passi da Piazza Duomo, sulla vetrina di un esercizio commerciale, «costellazioni» di post-it lasciati da cittadini e passanti per non dimenticare. L’Aquila nel cuore. Ora più di allora. Quando nelle tendopoli, a fine giornata, si pensava a come strappare un sorriso a chi non riusciva più a credere in niente. La vita lascia dei segni che non possono essere ignorati. Ti riporta in luoghi di cui non riesci più a fare a meno. È il mistero delle cose belle. Nate inaspettatamente da un evento tragico.

Nella frescura serale dell’estate aquilana, guardo il cielo e le stelle sembrano più vicine. Penso ai riflettori spenti su una città che ha bisogno di attenzioni. Che conserva tesori di inestimabile valore, come il cinquecentesco Forte spagnolo, non ancora agibile. Rincorro le parole e le fermo su un foglio di carta. Una domanda improvvisa. La stessa. Da mesi. Come si fa a non essere innamorati dell’Abruzzo?

Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

   Basilica Santa Maria di Collemaggio
Basilica Santa Maria di Collemaggio - interni           
Basilica Santa Maria di Collemaggio - interni





                   



Basilica Santa Maria di Collemaggio - interni
Danni provocati dal sisma - tre anni dopo

Casa dello studente

Casa dello studente









Documenti Casa dello studente






Documenti Casa dello studente

Casa dello studente


San Biagio
San Biagio - interni restaurati
La "ricostruzione"
San Bernardino
Nel centro storico
Teatro
Fontana luminosa -.particolare
Centro storico
Nel centro storico
Piazza Duomo
Santa Maria del Suffragio (o delle Anime Sante)
Centro storico "a colori"
Centro storico - zona rossa
Panorama dal Forte spagnolo

Passeggiando nei pressi del Forte spagnolo

   Passeggiando nei pressi del Forte spagnolo





 
 












                                                                                                                        


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