sabato 6 aprile 2013

L'Aquila, quattro anni dopo sul binario dei ricordi

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it

6 aprile 2009. Il terremoto distrugge L'Aquila e miete 309 vittime. Un documentario di Francesco Paolucci con testimonianze ed immagini (qui). Per non dimenticare.



L’Aquila e la mia quotidianità. Non ho potuto più fare a meno di questi luoghi dall’estate del 2009, quando un pullman mi portò a Pile. Campo Sant’Antonio. Eravamo in ventisette, ognuno con la propria identità. Anonimi e tutti uguali sotto i tendoni blu notte, tra centinaia di volontari. Decisi di tornare, un giorno. Mentre ascoltavo chi aveva deciso di non ripartire. L’Abruzzo stava lasciando in me un segno che non riuscivo a cancellare. Inspiegabilmente.


Sono tornata in quel campo. Oggi. A quattro anni dal sisma. È diverso e sempre uguale. Non c’è più chi ci aspetta per la colazione. E mancano le tavolate dell’ora di pranzo. Un treno di ricordi viaggia con me su questo treno. Con l’acqua che scorre accanto alle rotaie. Con la musica. Note ascoltate e cantate di sera sotto le stelle… il nostro tetto.






L’Aquila è la mia quotidianità. Come allora lo era piazza d’Armi. Con le grida dei bambini che ci venivano incontro. E con il broncio quando cercavamo di farli studiare. Con l’entusiasmo e la capacità di sorridere che ci hanno insegnato. Avevo promesso ad uno di loro che sarei tornata. Le promesse fatte ai più piccoli si mantengono sempre. 

Ora sì, posso dirlo. Mi manca L’Aquila quando manco dall’Abruzzo per lunghi periodi. Mi fecero piantare un fiore, quando arrivai a Pile. Il terreno era divorato dalle macerie. Dovevamo «svuotarlo» e piantare fiori. Poi la cena da preparare per centinaia di persone. E la partita a carte con Maria, che ci aspettava sotto la verandina del suo camper. «Non metterò più piede in un edificio», ripeteva. E i pentoloni da lavare a Paganica, il pranzo da distribuire.


Molti di quei sorrisi li ho ritrovati. Sono l’immagine più bella che mi lega a questa regione. E ho ritrovato i gesti semplici, il piacere di una chiacchierata sotto un tetto di stelle. Ho ritrovato i racconti di quella notte e la paura che si prova quando le scosse fanno tremare il cuore. Una paura che non conoscevo e che, dall’estate del 2009, ho deciso di condividere con chi continua ad avvertirla. Ho ritrovato anche qualche lacrima. L’Abruzzo mi ha insegnato la semplicità.


Per un attimo il sole va via. E, per un attimo, spunta dall’asfalto, sul marciapiede. Ripenso ai fiori di Pile.  Osservo le montagne ancora infreddolite dalla neve. La destinazione di un viaggio ha segnato la mia vita. Il treno mi riporterà di nuovo a L’Aquila. Domani.








Colonna sonora: Artisti uniti per l'Abruzzo, Domani



Da Paesaggi d'Abruzzo - L'Aquila, la città negata









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