lunedì 11 novembre 2013

Dalla Puglia all'Abruzzo, cinquant'anni fa (parte prima)

di Nino Carrabba

Stazione di Alanno (Pe)
© Nino Carrabba
Sono sulla vecchia strada tortuosa e a tornanti, dissestata e con crepe profonde, che dalla stazione ferroviaria conduce al paese. Nonostante la difficoltà, m’inerpico su di una ripida salita con la mia autovettura Fiat a marcia ridotta, felice del viaggio che mi allontana dai luoghi in cui vivo e dall’ordinato ripetersi dei giorni. La memoria del passato incoraggia il cammino nel corpo della campagna abruzzese, dal fascino antico e seducente. 




Alanno (Pe), ulivo
© Nino Carrabba





Qui, un tempo, i buoi erano i soli padroni delle contrade rurali e le farfalle rallegravano i campi di papaveri e margherite gialle, con le lucciole che miracolavano le sere d’estate portando il cielo stellato sulla terra. Nutro la speranza d’incontrare alcuni contadini, per unirmi alla loro intelligenza, intrecciare il loro respiro con il mio e sentirmi fratello d’anima. Lo sguardo si ferma per un attimo sul tetto di una casa colonica invecchiata, dove due tortorelle grigio cenere sembrano aspettarmi. Riesco a liberare un raggio di sole imprigionato tra le foglie glauche di una pianta d’ulivo secolare per risvegliare la mia memoria, quando, cinquant’anni fa, mi inebriavo del profumo della terra e dell’aria fresca dei monti truccati di bianco.  

Alanno (Pe), paesaggio
© Nino Carrabba






Ricordo quando giunsi di buon’ora ad Alanno (Pe), la prima volta, accompagnato da mio padre, dopo un’intera notte trascorsa in treno. L’aria profumata e pungente svegliò subito la mia mente al nuovo mondo. Posi l’attenzione in lontananza, sui monti mai visti, sul ventaglio della natura, che mi offriva un vivace affresco di colori sulla tela bianca del cielo mattutino, dove non c’era prossimità e distanza, e il cui distillato portava con sé tranquillità e silenzio. Ciò che vedevo era nuovo per me, che provenivo dalla Murgia barese, arida e deserta. 

Alanno (Pe)
© Nino Carrabba




Era, questo, un paesaggio fatto di coriandoli di case sparse tra il verde intenso dei campi; di uccelli stanziali in festa a salutare il nuovo giorno; di grappoli di paesi ubicati sulle ridenti colline, con nastri di strade bianche e di abitanti dai visi rossicci, con gli occhi carichi di vita, entusiasti della loro terra. Ricordo ancora la meraviglia di mio padre quando, nel percorrere la strada principale del paese, un passante gli disse buongiorno, e poi un altro ancora, nei pressi della scuola, che lo salutò con lo sguardo di chi lo conosceva, di chi gli era amico, di chi era vicino al suo cammino. E questo porta in me emozione e gratitudine.

Alanno (Pe)
© Nino Carrabba

Ecco il podere della Fara, il fabbricato rurale, il silos, il pozzo d’acqua sorgiva, il forno e la veste di desolazione che avvolge ogni cosa per l’abbandono. Corro indietro nel tempo, quando nel podere la vita era vissuta ogni giorno, piena di odori e di colori, di campi dipinti dalla natura, di alveari ricchi di miele, di feste per la vendemmia, di falò notturni con suoni e canti antichi. Ricordo l'inerzia assoluta di quei pomeriggi estivi, quando la vita andava in pausa di sospensione e si raccoglieva nel cavo della mano del colono. La vita scolastica del vicino Istituto si trasferiva nei campi per incontrare le piante sacre dell’ulivo, dall’origine divina ed immortale, sotto il rituale insegnamento del professore animato da passione e grazia. 

Alanno, ex convento francescano 
© Nino Carrabba
Raggiungo il paese e ancora maestoso mi appare l’ex convento francescano dei frati minori conventuali, adibito prima a Regia Scuola Agraria e poi ad Istituto Tecnico Agrario. La portineria è vuota. L'oltrepasso e mi trovo nel porticato, dove bianche colonne disposte a due circoscrivono il piccolo chiostro illuminato dalla luce del cielo, con le quattro palme cresciute come me. Non odo voci, non avverto rumori, il silenzio dei secoli sembra essere ritornato al tempo dei monaci. Immersi nella solitudine e nella preghiera, raggiungevano il creato per ascoltare l’armonia che continuamente muove la vita. Nell’attesa che arrivi qualcuno, mi fermo a rileggere l’iscrizione che ricorda la celebrazione dei cento anni di vita dell’Istituto, avvenuta nel 1960. Quel giorno il mondo della famiglia scolastica si riunì con me a ricordare uomini di profonda levatura culturale e morale, la loro humanitas, in una scuola intesa come palestra di vita. 

Alanno, istituto tecnico agrario
© Nino Carrabba

                       






Mi ritrovo con me stesso e con i ricordi che si ingigantiscono, perché l’amore a cui fui educato vive ancora nella mia interiorità. Lo porto a spasso per il mondo nel marsupio di beni e di affetti. Poco dopo mi viene riferito che gli studenti si trovano nel nuovo fabbricato e che non vi è più quel flusso di vita di un tempo. Le stanze sono chiuse per lavori di restauro e di ristrutturazione di tutto l’istituto. 

Continua nel prossimo reportage... 








Colonna sonora: Giovanni Bomoll, Hot Summer



Alanno (Pe), vette truccate di neve © Nino Carrabba
Alanno (Pe), tra cielo e terra
© Nino Carrabba
Alanno (Pe), paesaggio
© Nino Carrabba
Alanno (Pe), casa colonica
© Nino Carrabba
Alanno (Pe), istituto tecnico agrario
© Nino Carrabba

Alanno (Pe), istituto tecnico agrario
© Nino Carrabba
Alanno (Pe), panorama
© Nino Carrabba

Alanno, l'istituto tecnico agrario oggi © Nino Carrabba






















 



 


 








Nessun commento:

Posta un commento