martedì 30 aprile 2013

Policoro, il Pantano in riva al mare

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it 

Il mare di Policoro © Anna Maria Colonna
Intingo la penna nell'acqua salata dello Ionio. Rivoli di schiuma bianca improvvisano passi di danza sconosciuti. Il sole abbraccia il paesaggio, muto nel silenzio delle spiagge dell'antica Heraclea. Policoro, in riva al mare. Mi mancavano le onde. La luce ha salutato il cielo già da un pezzo, eppure il tempo sembra fermarsi. Vorrei fermarlo, perché passa troppo in fretta. I colori si accendono nel giallo di alcuni fiori accarezzati dal vento. Onde di terra. In lontananza, le vette del Pollino ancora vestite di bianco contrastano con le sfumature calde di una primavera che sa di buono. Ho lasciato l'Abruzzo alle spalle per qualche ora. Un giorno per rivedere la Puglia e il mare della Basilicata. La mia infanzia e la mia adolescenza. Rincorro ricordi che vivono nel presente, in questa stupenda avventura chiamata vita. Qualche gabbiano sfiora l'acqua, la spiaggia è deserta. Assaporo l'immensa distesa che canta davanti a me, nel silenzio della libertà dell'orizzonte. Non ho che una scelta da fare, voglio seguire il cuore.


Policoro, Bosco Pantano © Anna Maria Colonna
La macchina si riposa sotto un albero di mimose. 25 aprile. Il giallo delle mimose gareggia con il sole. Un ponticello in legno fa da ingresso alla riserva regionale Bosco Pantano, sito di importanza comunitaria, dove piante e animali crescono protetti. Oasi del Wwf, rappresenta l'ultimo esempio di bosco planiziale, area coperta da alberi in pianura. In riva al mare. Lentisco, ginepro, fillirea, mirto, timo e rosmarino sono i gioielli di questo lembo di terra. 


Policoro, Bosco Pantano © Anna Maria Colonna
Canne e giunchi cullano gli acquitrini. Le rane giocano a nascondino, evitando gli sguardi indiscreti dei visitatori. Il pancrazio marittimo spicca sulla sabbia per il suo velo bianco. L'ombra sotto i pini invita a sostare per riprendere fiato. Il tempo di un respiro, poi si torna a camminare. Leggo su un cartello di alcune lontre salvate dai volontari del Wwf. La lontra, regina dei fiumi, vive alla foce del Sinni, l'antico Siris, e lungo tutta la costa ionica.


Policoro, Bosco Pantano © Anna Maria Colonna
Mare, fiume, bosco. La natura dà il meglio di sé in questo paesaggio che sembra uscire dal romanzo di un autore ottecentesco. Ho voglia di scrivere. Non riesco a trattenere i pensieri, sono già sulle onde. Provo a metterli insieme nei colori delle fotografie, ma non basta. Ogni passo è una scoperta. Nei cieli della riserva passeggiano poiane, aironi e cormorani, oltre al gabbiano. Al profumo delle piante selvatiche si mescola quello salmastro dell'acqua. E, poi, c'è il silenzio di questa giornata primaverile. Diverso da tutti gli altri silenzi, perché mi tiene per mano. Poche ore prima di ripartire.

Ascolto l'ultima canzone, poi nuovamente in viaggio. Il treno costeggerà l'Adriatico per salire sulle vette. Verso un altro mare, verde intenso. Quello delle maestose vallate abruzzesi.


Policoro, Bosco Pantano © Anna Maria Colonna
Policoro, Bosco Pantano, rana © Anna Maria Colonna
Colonna sonora: Eva Cassidy, Time after time



 

martedì 23 aprile 2013

Coi binari fra le nuvole, Terre Nomadi ne parla con l'autore

di Anna Maria Colonna
annamaria9683@libero.it 


Riccardo Finelli alla stazione di Palena
© Anna Maria Colonna
Camminare, osservare, scrivere. Una combinazione di parole e di azioni che trova spazio nella vita di un uomo quando è ancora viva la capacità di osare. Riccardo Finelli, modenese di nascita, abruzzese di adozione, non è mai riuscito a fare a meno della penna. «Ho affrontato il viaggio per metterlo nero su bianco», afferma, mentre firma le copie del suo libro alla stazione di Palena. Non era solo quando ha intrapreso l’avventura. Con lui, l’amico Stefano Cipriani e, per una parte del percorso, il suocero Emanuele Donatelli.

Transiberiana d’Italia, tratta ferroviaria Sulmona-Carpinone. Abruzzo e Molise legati da una trama ferrata nata nel 1892 e che rischia di arrugginirsi in solitudine. Finelli ha percorso questa trama a piedi: trentadue chilometri al giorno e 320mila traversine per quattro giornate consecutive. Con la fatica del viaggio nelle gambe e il desiderio di conoscere e di raccontare all’orizzonte. La tratta è sospesa da dicembre 2011 perché ritenuta «antieconomica». Ma attraversa uno degli angoli più belli d’Italia. Si inerpica sulle vette abruzzesi fino a toccare il picco di 1268 metri alla fermata di Rivisondoli-Pescocostanzo, seconda solamente al Brennero (1370). Taglia paesaggi che sembrano altrove, fuori dal mondo, capaci di parlare il linguaggio silenzioso della natura.

Sulmona, Campo di Giove, Alfedena, Cerreto, Carpinone per sentire la fatica del viaggio trasformarsi in pietre che picchiano forte sotto la suola delle scarpe. E sorprendersi per un’ora a camminare nella pancia di una montagna, al buio più assoluto della galleria. È la testimonianza di chi ha osato anche per denunciare. «Pensavo che la mia traversata servisse a smuovere le acque dopo la chiusura della tratta nell’indifferenza generale», spiega Finelli. «È un pezzo d’Italia, non una semplice ferrovia», aggiunge.

Così ha deciso di mescolare la sua storia alle migliaia di storie che sul quel treno si sono fermate per il tempo di un viaggio. Camminava con il sentiero ferroviario per bussola. Osservare e scriveva. Quello che vedeva e, soprattutto, quello che sentiva. Perché lacrime e sorrisi hanno segnato arrivi e ripartenze sull’«animale di ferro, oggi bestia morente».

A tratti, i passi hanno ceduto il posto all’inchiostro, vivo sulle pagine che prendevano forma durante il viaggio. Ne è nato un libro, «Coi binari fra le nuvole» (qui il trailer), testimonianza di quanto il cammino di un uomo possa segnare la storia di territorio. Scripta manent. Per sempre.

Dal libro... 

Il problema è non dare troppo nell’occhio. Perché di ferrovieri, anche a quest’ora del mattino, la stazione è piena. Alcuni lavorano qua. Altri salgono alla spicciolata sui locali diretti a nord, verso l’Aquila, Roma o Pescara per prendere servizio altrove. Sono loro, oggi neppure un paio di centinaia, il retaggio del glorioso passato ferroviario della città di Ovidio: un tempo promettente crocevia ferroviario del Centro Italia, oggi  snodo di linee secondarie continuamente in odore di razionalizzazione.

Una posizione baricentrica che ai tempi d’oro, più o meno fino alla metà degli anni Ottanta, giustificava anche duemila ferrovieri, ad ingrossare le già abbondanti fila di un pubblico impiego di una “non provincia” in cui l’impresa privata ha attecchito soltanto fino a che sono durati i soldi della Cassa del Mezzogiorno. Basta andare a farsi un giro nella zona industriale verso l’autostrada, per scoprire un cimitero di dinosauri deprimente, fatto di capannoni abbandonati, o addirittura mai inaugurati, in cui nei decenni sono nati e morti insediamenti anche prestigiosi: Siemens, Tyessen, Crodo, Tonolli, solo per citare alcuni dei colossi industriali che nel corso dei decenni hanno fatto apparizioni più o meno fugaci. Unica presenza industriale importante a resistere è quella del Gruppo Fiat, nonostante nel grande stabilimento ormai lavorino solo poche centinaia di persone.

Ci muoviamo, passeggiando, lungo la banchina del binario uno, sempre più lontano dal centro della stazione. Superiamo i bagni, un piccolo magazzino e quella che fu una fontanella. Mano a mano che ci avviciniamo alla fine del camminamento i passi si fanno sempre più brevi e nervosi: dobbiamo cogliere il momento propizio per svignarcela sui binari senza dare nell’occhio.

L’ultima fabbricato della stazione è una casupola staccata dal resto. L’unica porta è aperta su un ufficetto da cui gracchia una radiolina, a un ritmo decisamente troppo agitato per l’orario e l’atmosfera assonnata di quest’alba fresca e cristallina. Dentro pare non esserci nessuno. Ancora pochi passi e arriviamo alle Colonne d’Ercole del marciapiede. È il momento di tuffarsi.

«Cercate qualcuno?»

La voce è alle nostre spalle. Ci giriamo e sulla porta dell’ufficio della radiolina si materializza un tizio barbuto. È in borghese, ma si muove come chi è del mestiere. Meglio non fare passi falsi.

«Ah, guardi, stavamo cercando i bagni, ci hanno detto che era qua…». È Emanuele a rispondere. Fra barbuti ci si intende.








giovedì 18 aprile 2013

Transiberiana d'Italia, Abruzzo e Molise viaggiano sullo stesso binario

annamaria9683@libero.it

Il video con le immagini della giornata e questo reportage interpretato dalla voce dello speaker altamurano Frank Sperelli.




Transiberiana d'Italia
©Anna Maria Colonna
Un balcone fa da anfiteatro al mondo che si sveglia. 14 aprile 2013, ore 9.30, stazione di Sulmona. La luce ancora fioca del sole avvolge il piazzale d’ingresso alle rotaie. Sui volti il sorriso cancella ogni traccia di sonno. Il treno è già in moto, pronto a partire. Manca solamente l’anima, che mescola alle voci il canto muto della natura.







Transiberiana d'Italia, paesaggio
©Anna Maria Colonna
Il paesaggio è un’esplosione di colori primaverili. L’aria zampilla di fresco e disseta lo sguardo curioso dei passeggeri. Sono duecentosettanta. Primo nome, secondo, terzo. I vagoni si riempiono e ognuno cerca il posto che gli è stato assegnato.










Transiberiana d'Italia, paesaggio
©Anna Maria Colonna
Il fischio del capostazione apre le danze di questo viaggio. Il secondo da quando, nel 2011, la Transiberiana d’Italia è stata sospesa perché ritenuta antieconomica. Sulmona-Isernia-Sulmona, passando attraverso il cielo. La tratta ferroviaria tocca le vette più alte d’Abruzzo e sfiora inconsueti bozzetti di natura. Le valli sono imbevute di verde e fanno da tappeto al passo ovattato delle cime ancora bianche.





Transiberiana d'Italia, Campo di Giove
©Anna Maria Colonna
Il Gran Sasso e la Majella non sfuggono allo sguardo attento dei fotoamatori, sparsi nei vagoni. I finestrini diventano il passaggio segreto per entrare nel cuore del paesaggio. Fino alla prima sosta, Campo di Giove. Luce nella luce degli entusiasmi. I passeggeri sembrano conoscersi da anni ed, invece, si vedono oggi per la prima volta. C’è un laccio che li lega. Si chiama passione. Che sia per la fotografia, per il paesaggio, per le bellezze storiche e naturalistiche della propria terra, ha sempre l’effetto magico di unire.

Transiberiana d'Italia, sosta a Palena
©Anna Maria Colonna
Nel treno si festeggia con vino, formaggio, pane e olio. Ma c’è anche altro ad attenderci a Palena. La curiosità fa a gara con i sapori della terra abruzzese e molisana, stesa su tavolate di delizie. Funghi, tartufo, miele, dolci, pane di farro rubano l’attenzione di adulti e bambini. Distraggono i fotografi, ma solamente per un attimo. Poi la danza degli scatti riprende nella musica degli occhi. I finestrini vengono abbassati per immortalare paesaggi in corsa, mentre il vento fa un giro di valzer nei vagoni. Rivisondoli-Pescocostanzo, Roccaraso, Alfedena-Scontrone, Castel di Sangro. Poi l’invisibile linea di confine con il Molise e la stazione di San Pietro Avellana-Capracotta. Vastogirardi, Carovilli-Roccasicura, Pescolanciano-Chiauci. I luoghi si rincorrono e sembrano sussurrare all’aria - nell’aria - i loro nomi. L’eco finisce tra le braccia di paesini che si arrampicano sui pendii. In lontananza.

Transiberiana d'Italia, anfiteatro sannitico
©Anna Maria Colonna
A Pietrabbondante un’aquila saluta il nostro arrivo. Pranziamo al palazzetto dello sport: sagne e fagioli, salsiccia con patate, un pezzo di frittata, mela, pane e i dolci preparati dalle donne del posto. Una manciata di minuti a tavola e, subito, riprendiamo il cammino. Direzione, anfiteatro sannitico. Un suono attira gli sguardi, che si fanno improvvisamente silenziosi. Le note volteggiano nell’aria, disperdendosi in spazi senza limiti. Simone Sala lascia scorrere le dita sui tasti del pianoforte, al centro dell’area archeologica, mentre Nicola Mastronardi presenta il suo romanzo storico «Viteliù». Non ci sono parole, l’atmosfera è incantata. Ed incanta.

Transiberiana d'Italia,un saluto prima del rientro a Sulmona
©Anna Maria Colonna





La Transiberiana, ancora una volta, viaggia nell’anima di chi l’ha percorsa. Il treno torna indietro e nel buio racconta. Rivoli di lettere stanno abbracciati ai ricordi. Non possono fare a meno l’uno dell’altro. Si rincorrono come i vagoni inseguono i luoghi per non perderli. Qualcuno dorme, qualcun altro pensa. La notte scende e apre le porte ai sogni. Bussano, ma per uscire. Sono stati sul treno per l'intera giornata.





Terre Nomadi ringrazia «Transita Onlus», «Le Rotaie del Molise» e il gruppo di settanta fotoamatori e blogger di «Paesaggi d'Abruzzo», che hanno organizzato il viaggio di domenica 14 aprile, battendosi per salvare la Transiberiana d'Italia. I prossimi viaggi da Sulmona sono in programma il 28 aprile, il 5 e 12 maggio, il 2 e il 23 giugno (per informazioni, 327 5843233). 


Transiberiana d'Italia, paesaggi
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Palena
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Palena
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Palena, pane di farro
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Palena
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Palena
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Palena
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, assaggi a Palena
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Transiberiana d'Italia, Palena, formaggio al tartufo
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Transiberiana d'Italia, Palena, mercatino delle delizie
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Transiberiana d'Italia, Rivisondoli-Pescocostanzo
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Transiberiana d'Italia, Palena, paesaggi
©Anna Maria Colonna
Transiberiana d'Italia, Roccaraso
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Transiberiana d'Italia, Rosanna Di Michele (Abruzzo in Tavola) e Alessandro Di Nisio (Paesaggi d'Abruzzo) preparano i tarallucci
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Transiberiana d'Italia, i tarallucci
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Transiberiana d'Italia,Vastogirardi
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Transiberiana d'Italia,Carovilli-Roccasicura
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Transiberiana d'Italia
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Transiberiana d'Italia, i macchinisti
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Transiberiana d'Italia, il gruppo Lu sole allavate
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Transiberiana d'Italia, Pescolanciano-Chiauci
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Transiberiana d'Italia, verso Pietrabbondante
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Transiberiana d'Italia, Pietrabbondante
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Transiberiana d'Italia, accoglienza a Pietrabbondante
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Transiberiana d'Italia, Pietrabbondante
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Transiberiana d'Italia, Pietrabbondante, area archeologica
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Transiberiana d'Italia, Pietrabbondante - anfiteatro sannitico, Nicola Mastronardi
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Transiberiana d'Italia
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Transiberiana d'Italia, Pietrabbondante - anfiteatro sannitico
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Transiberiana d'Italia, Pietrabbondante, paesaggio
©Anna Maria Colonna