giovedì 13 marzo 2014

Alla ricerca dei Casale italiani, viaggio tra le parole


di Luigi Casale 
casaleluigi@yahoo.it

Casale, Gianluca Bartoli Mariani
Numerosi sono i Comuni che hanno per nome il termine generico di «casale». E si contraddistinguono per la seconda parte della loro denominazione, che segna l’appartenenza geografica o quella feudale. Ma anche per la caratteristica paesaggistica, talvolta indicata con un aggettivo, talaltra mediante la specificazione di un sostantivo il cui referente è l'albero, la fonte, il colle presso cui il casale si è sviluppato.

Alla stessa maniera, diversi e ben distribuiti sul territorio nazionale sono i ceppi familiari che, per qualche rapporto con il casale di loro pertinenza, ne hanno assunto il soprannome. Poi divenuto cognome.
  
Vesuvio, Campania
Ed eccomi, immeritatamente, a rappresentare l’area dei Casale campani (Napoli e dintorni). Più esattamente, quella della popolazione vesuviana, dove i piccoli centri abitati, stante l’uso linguistico di una data epoca, erano soliti chiamarsi casali.

Nella mia vita, senza fare particolare ricerca, ma solo restando ai normali contatti quotidiani, mi sono imbattuto in lunghe schiere di Casale, chi residente a Sicignano, chi a Battipaglia, chi a Mirabella Eclano. E, poi, in Puglia, in Sicilia, nel Lazio, in Toscana, in Abruzzo. Ma, soprattutto, in Piemonte, in Friuli e in Emilia Romagna. Non posso dire che si tratti di un unico ceppo, tuttavia... a volte, la coincidenza... non si sa mai!

E quanti omonimi, quanti Casale Luigi! Se posso avanzare un’ipotesi, sembra proprio che il nome Luigi sia il più ricorrente tra i nomi abbinati a Casale, il più felice e il più congeniale, tanto da sembrare fatti apposta l’uno per l’altro. Non so immaginare un Casale che non sia anche Luigi. Mi è capitato addirittura di trovarlo a grandi lettere lungo le autostrade d’Europa, sui teloni degli autotrasporti.

Chiarito - ammesso che sia veramente chiarito - che non siamo tutti parenti, il fatto che lo potessimo essere l’ho sperato almeno in un caso: quando a scuola, sul prontuario di chimica, nel paragrafo che trattava l’ammoniaca, per la prima volta ho letto il profilo biografico di Luigi Casale da Pinerolo, presidente della Montecatini. Ma allora si era adolescenti...

Quanti Casale o Casali! Con la «i» nella sua variante nobile! E quante città - o piccoli paesi - dal nome Casale! Forse da ognuno di essi si è generato poi il cognome di famiglia che portiamo, disseminati come siamo in tutta Italia. Da un vecchio codice di avviamento postale del 1967 (il primo in distribuzione dalle Poste italiane) - senza contare i nomi agglutinati, quelli fusisi per crasi, i diminutivi e i vezzeggiativi, e quelli in cui la parola Casale si presenta tronca nella forma Casal, o altre possibili varianti - ne ho registrati undici. Ma, nel totale, sono due pagine intere, compilate fittamente in due colonne.

Come per le persone, mi sono affezionato anche ai luoghi. E, così, come in gioventù ho sognato di ritrovare un possibile ascendente nel Casale Luigi chimico che ha escogitato il metodo di produzione dell’ammoniaca per sintesi diretta, in età posteriore mi sono lusingato di avere avuto qualche provenienza piemontese, dalle parti di Casale Corte Cerro. Nella realtà, però, solo la casualità ci ha fatto incontrare.

Piemonte, Casale Corte Cerro, il Getsemani

© Luigi Casale
Dei Casali del Piemonte conoscevo solo Casale Monferrato, un po' dalla storia un po' dalla lettura de I promessi sposi. In seguito, per aver avuto un amico casalese, il buon Ariolfo. Ma, soprattutto, per  tutte le burle che mi toccava sopportare a scuola, dove, non appena gli insegnanti sentivano il mio cognome... da Casale ero già divenuto Casalemonferrato! Solo uno, per ovviare alla banalità del luogo comune di un ritrovato tanto facile e scontato - e altrettanto stupido - aveva voluto aggiungervi il suo elemento di originalità, chiamandomi Casale-ben-ferrato. Ed era evidente che non si volesse riferire ad un cavallo (lo spero). 

Io, riflettendo sull’uso che all’epoca si faceva del termine ferrato, ho sempre pensato che quell’insegnante volesse riferirsi al mio rendimento nelle materie cosiddette scientifiche e, in particolar modo, in matematica. La prima volta che soggiornai a Casale Corte Cerro fu nel 1966. Avevo ventidue anni e venni ospitato in una magnifica struttura, il Getsemani, una casa di spiritualità aperta ai congressi, alle associazioni, ai gruppi di lavoro e alle altre attività di carattere associativo e formativo.  

Continua nel prossimo reportage (con le foto di Casale Corte Cerro degli anni Settanta).

Colonna sonora: Estas Tonne, The winds that brings you home


Nessun commento:

Posta un commento