mercoledì 9 luglio 2014

Giappone, la mattanza dei delfini

di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com

C'è un posto nel mondo in cui i delfini non trovano pace. La baia di Taiji - cittadina del distretto di Higashimuro, in Giappone - da settembre a marzo si macchia di rosso. Il sangue dei cetacei divora l'acqua salata, incapace per giorni di lavare l'immagine dello strazio.

Interi branchi vengono pescati o uccisi per la loro carne - una prelibatezza nella zona  - e per la vendita agli acquari. Mentre milioni di turisti continuano a visitare i sedici siti giapponesi patrimonio dell'umanità, Akihabara e Tokyo Disneyland, i pescatori di Taiji aspettano i cetacei lungo le loro rotte migratorie, al largo della baia. 

Dalle barche mettono nell'acqua lunghi pali con una flangia sulla cima. Vi battono su dei martelli, creando una sorta di barriera del suono che terrorizza i delfini, animali dall'udito molto sensibile. In questo modo li spingono verso la riva. Ne arrivano a centinaia, sconvolti e storditi. I pescatori chiudono le reti per non farli scappare e se ne tornano tranquillamente a casa. 

La mattina dopo, gli addestratori sono già in fila sulla spiaggia per scegliere i delfini da portare nei loro delfinai e nei parchi acquatici. In ogni parte del mondo. Il museo delle balene di Taiji prende accordi, i pescatori e la città si spartiscono i profitti della principale attività economica del posto.


Chiunque può essere spettatore della cattura. Ma esiste un angolo nascosto dove i delfini scartati vengono massacrati e venduti come cibo. A Taiji un turista va al museo delle balene, assiste allo spettacolo dei delfini e li mangia. In loco, infatti, si distribuiscono tranci di cetaceo. In Italia la caccia del delfino è proibita, insieme al suo consumo. In passato veniva mangiato in Liguria e in Sardegna, con un piatto tipico chiamato musciamme.

A mostrare in dettaglio la pratica disumana che indisturbatamente si rinnova ogni anno c'è il film statunitense The Cove, girato in segreto nella baia e diretto da Louie Psihoyos. Il 7 marzo 2010 il video ha vinto l'Oscar come miglior documentario. In Giappone è stato censurato.

Qui altre testimonianze fotografiche e la storia della battaglia condotta da Sea Shepherd.

The Cove, il trailer





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