domenica 15 novembre 2015

Gli attentati a Parigi e la brutalità umana

di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com

Uno scoppio, poi un altro. E un altro ancora. Spari. Pochi secondi per spegnere un'esistenza, i suoi sogni, le tristezze, i motivi di gioia. Attimi e non si è più qui. Attimi per spazzare via oltre centoventi persone, per appendere ad un filo la speranza di rimanere in vita. E nel mondo, contemporaneamente, ne muoiono a migliaia per mano di altri uomini. La violenza è tanta e continua a mietere vittime. Le risposte non ci sono, le domande sì.

Gli attentati a Parigi aprono il sipario sulla brutalità umana, a prescindere dai motivi, dalla fede, dalle conseguenze, dalle minacce, da possibili ulteriori episodi. Resta il fatto che qualcuno ha deciso che qualcun altro debba morire, in quel preciso istante e in quel modo. Fine della storia. Una storia assurda. Non accade solamente in Francia. E accade tutti i giorni. La gravità sta in questo. Sul palcoscenico della quotidianità gli attentati avvengono ogni volta che si attenta alla vita di un altro uomo. Fosse anche di uno solo.

Si parla di pace e si lavora per la pace, ma si fa guerra. Nelle famiglie, nei quartieri, nelle città e in ogni angolo della terra. Pensiamo che le nostre verità siano assolute, e allora muoiono amicizie, amori, legami intrecciati da anni e distrutti in mezzo secondo. Muoiono. Pensiamo di essere sempre nel giusto e pretendiamo che anche gli altri lo riconoscano, altrimenti scattano i muri. E i muri dividono, chiudono. Creano odi.

Non bisogna necessariamente credere in Gesù, in Allah, in Budda per dare una definizione al rispetto dell'essere umano, delle sue diversità. Non bisogna professare lo stesso credo per metterlo in pratica, questo rispetto. Non bisogna avere il placet di una religione per aprirsi al dialogo, per osare la pace, per mettere nel cassetto le armi. Nascondersi dietro una fede per non riconoscere le proprie responsabilità e pretese, per giustificare le proprie azioni. Forse accade questo. Interpretare secondo il proprio punto di vista un libro sacro, un'azione, una parola. Forse accade questo. Comodo.

Esistono valori universali, a disposizione di tutti. Ed esistono sentimenti universali. L'amore e l'odio parlano lo stesso linguaggio, in Europa, in America, in Africa, in Asia, in Oceania. Non è necessario studiare per capirli. L'uomo, ovunque viva, in qualsiasi lingua si esprima, è fatto della stessa sostanza, prova le stesse sensazioni, riconosce in sé gli stessi istinti. Può scegliere. Se uccidere o meno. Se ferire o meno. Se aprire le braccia o tenerle conserte.

Semplicemente riflessioni. Quello che accade non può lasciare indifferenti, anche quando non accade a casa nostra. Ci riguarda perché siamo tutti in viaggio sulle stesse strade, in questo mondo.