sabato 31 gennaio 2015

Cittaslow, tra i luoghi della lentezza

 di Anna Maria Colonna
 terrenomadi@gmail.com

Esistono in Italia e nel mondo i Comuni del buon vivere. Sono le cosiddette città lumaca, quelle in cui la frenesia quotidiana rallenta a vantaggio della qualità della vita. La rete Cittaslow è stata fondata nel 1999 ad Orvieto per iniziativa dell'associazione internazionale «Slow Food» e dei sindaci di Bra, Greve in Chianti, Orvieto, Positano. 

Cittadini e visitatori beneficiano dei ritmi ecostostenibili di questa maglia di territori, battendosi per una filosofia di vita all'insegna della lentezza. E per ridare importanza alla lentezza bisogna ritrovare il tempo che scorre e corre, mettere gli argini per fermarne la piena.

I Comuni che aderiscono alla rete Cittaslow riscoprono gradualmente antichi mestieri e tradizioni altrimenti destinate a scomparire, paesaggi e luoghi che passano inosservati. Rifiutano la fast life, il turismo mordi e fuggi, l'agricoltura di mercato, il take away.


L'uomo slow si riappropria della consapevolezza di essere e di abitare, del piacere di costruire e di coltivare con le proprie mani. In fondo produrre più velocemente significa produrre di più, non meglio. Nella globalizzazione, quest'uomo riesce a scorgere radici territoriali, storia e identità perdute. Valorizza i paesaggi, le produzioni tipiche, le colture locali, il patrimonio artistico e storico, la biodiversità. Punta sulla qualità e non sulla quantità, sull'accoglienza sorridente e non sull'incontro frettoloso.

La rete Cittaslow, nell'ambito delle politiche energetiche, promuove l'economia dell’idrogeno, il riciclo dei rifiuti urbani, l’educazione al gusto dei giovani e non. Inoltre propone trasporti alternativi e percorsi ciclopedonali.

Un elogio della lentezza che va oltre il presente, nelle maglie del passato e nei risvolti del futuro.

Qui l'elenco aggiornato delle cittaslow nel mondo.

Colonna sonora: Ligabue, Sono sempre i sogni a dare forma al mondo

 

CucinaMondo: Germania, polpette amburghesi (faschierte laibchen)

Che cosa serve

Un etto di speck
Uno spicchio di aglio
Una cipolla
Un uovo
Mezzo chilo di carne tritata mista
Due panini
Sale
Pepe
Maggiorana, basilico, prezzemolo e noce moscata

Come si fa

1. Mettere a bagno in acqua i panini.

2. Una volta bagnati bene, strizzare e unire in una terrina con l’uovo precedentemente sbattuto.

3. Aggiungere il sale e il pepe, le spezie tritate e la carne, la cipolla e l’aglio tritati, lo speck tagliato finemente, tutti  precedentemente scottati in padella con del burro.

4. Lasciare riposare l’impasto ottenuto.

5. Formare delle polpette leggermente schiacciate che si andranno a friggere in olio ben caldo.

lunedì 26 gennaio 2015

Danubio

di Anna Maria Colonna
terrenomadi@gmail.com


Inseguire il corso di un fiume. Percepirne l’eco. Dove inizia e dove finisce la sua voce? Claudio Magris racconta i suoi quattro anni di viaggio lungo le rive del Danubio.


Qualche volta penso ai segreti che i fiumi riescono a custodire. Rubano i raggi al sole, le foglie agli alberi. Scorrono, portandosi via la luce dei tramonti, la pioggia dei temporali, i riflessi e i silenzi della notte.

I fiumi sembrano fuggire. Inseguire. A tratti rallentano. Per riprendere fiato, forse. Per ascoltare i suoni della natura. O per non farsi sentire dall’uomo. Vestiti di limpidezza, si negano al tempo, che vorrebbe fermarli.

«Il cielo è azzurro fiordaliso, la luce dei fiumi e della collina si fonde, gloriosa e gioiosa, con l’oro e col marmo carnicino dei palazzi e delle chiese, il bianco della neve, l’odore dei boschi e la frescura delle acque imprimono una gentilezza delicata e nostalgica alla magnificenza episcopale e aristocratica degli edifici, riscattano con un’aura di lontananza la linea chiusa e rotonda delle cupole e delle vie che si snodano sotto archi e portici».



Passau, la città dei tre fiumi
Respiro questo magnifico paesaggio. Mi sembra quasi di vederlo. Lo sguardo si perde nei colori di Passau (Germania), meglio conosciuta come la città dei tre fiumi. Qui, infatti, l’abbraccio di Danubio, Inn e Ilz crea quella che viene denominata Das Venedig Bayerns, la Venezia della Baviera.


È la penna di Claudio Magris a fotografare l’atmosfera incantata della descrizione. Danubio, tradotto in più di diciassette lingue, raccoglie quattro anni di viaggio (1982-1986) dell’autore triestino lungo il corso del Danubio.


Dalla Foresta Nera a Vienna, a Belgrado, a Budapest, Magris insegue «il simbolo della frontiera, perché il Danubio è un fiume che passa attraverso tante frontiere… il viaggio danubiano è pure un viaggio nei propri inferi e in quella Babele del mondo odierno che certamente ha nella Mitteleuropa un suo simbolo particolare».


Le riflessioni dell’autore sembrano assumere il ritmo cadenzato di un valzer di Strauss. E i secoli, seduti sulle rive del fiume, si addormentano. Cullati da una melodia particolare. Suonata dall’acqua. Danzata dal vento.

lunedì 19 gennaio 2015

Tra Tabiano e Fidenza, incanti di neve

di Anna Maria Colonna 
terrenomadi@gmail.com 


Paesaggi di cristallo, dove la neve è luce e il silenzio voce. Sui sentieri la coltre bianca sembra addormentata da secoli. Veste gli alberi con tocchi di leggerezza, si assopisce sui filari delle viti per cullare l’aria che ha freddo. Inverno in Emilia Romagna, tra Tabiano Terme e Fidenza. Dal cielo cade ovatta e dai campi fuggono i colori. Tutto ha un’unica sfumatura, ed è chiara, cristallina.

In lontananza la neve appare intatta. Non ci sono tracce di presenza umana né solchi lasciati dalle automobili. Gruzzoli di case sparse, alcune rugate dagli anni, incorniciano nuvole e guizzi di sole.

Passeggiando tra Tabiano e Fidenza, lo sguardo cade su immense distese di natura. I tabianesi abitano in una valle del preappennino parmense, a pochi chilometri dai castelli del ducato di Parma e Piacenza. 

Anche Tabiano ha un castello, ma di proprietà privata. Centro termale e frazione di Salsomaggiore Terme, non dista molto dal «mondo piccolo» di Giovannino Guareschi, padre di don Camillo e Peppone. Sono i luoghi «sperduti in mezzo ai filari» in cui lo scrittore nacque e visse, tra Roccabianca e Roncole.

Seguendo il corso del torrente Stirone, si raggiunge Fidenza, bagnata a est dal torrente Rovecchia. La città è attraversata dalla via Francigena, dichiarata nel 1994 itinerario culturale europeo dal Consiglio d’Europa. Da Canterbury a Roma, fu percorsa, a partire dal medioevo, da migliaia di pellegrini, mercanti, soldati, monarchi. La strada tagliava lo spazio che oggi occupa la Cattedrale, costruita tra XII e XIII secolo e dedicata a San Donnino, nome che in passato aveva il borgo.

Fidenza, toponimo derivante dal latino fides, è la città della fiducia e dei miracoli, ricordati anche dai bassorilievi presenti nella Cattedrale. Nel centro storico, i quartieri di Cittadella, Foro Boario, Oriola, San Michele e Terragli di San Pietro non si riconoscono più sotto la neve. 

Tutto è muto, eppure tutto parla. Il bianco preferisce la poesia alla prosa. La scrive nel cielo, tra gli intrighi degli alberi. 

Le immagini sono di Marco Cavallini.

 




Colonna sonora: Yiruma, Moonlight