giovedì 14 novembre 2013

Dalla Puglia all'Abruzzo, cinquant'anni fa (parte seconda)

di Nino Carrabba
  
Qui la prima parte.

Alanno
© Nino Carrabba
Alzo lo sguardo e noto la finestra della camerata dalla quale, nelle sere primaverili, al bisbiglio della natura, vedevo il mondo intero su schermo tridimensionale e in cinemascope. Dal passante solitario e dall’ultimo uccello vagante agli astri che andavano a bere alla luna sopra un letto di alberi addormentati fra i monti dell’Appenino. E, poi, i desideri e le aspirazioni in quella solitudine che mi faceva sentire fratello minore delle stelle, con la notte che chiamava per raccontare la vita assai più del giorno.


Mi spingo a rivedere il giardino botanico retrostante l’edificio. Qui ci si allontanava da regole e da norme e si entrava in simbiosi con il silenzioso destino della natura, che obbediva ai ritmi delle stagioni per far vivere a noi studenti le forme d’amore inscritte nei suoi disegni. 




Alanno, pini © Nino Carrabba
Colgo ancora la bellezza della lunga fila di alberi di pino sulla scarpata. Ombra, freschezza ed ospitalità data ai nostri sogni e alle nostre illusioni. Con la striscia d’azzurro oltre il bianco dei panni distesi della casa di fronte, che faceva da cornice a quell’angolo di paese. Poco distante, verso l’uscita, ancora semplice nella sua veste, la piccola vasca d’acqua, il mare nostrum, recipiente della vita, dove tutto perdeva peso, valore e significato, e dove la solitudine galleggiava dolcemente. L’ultima attenzione cade sui vecchi attrezzi agricoli sistemati nelle aiuole, e una strana gioia interiore mi prende. Non capisco se per i disegni che ancora conservo, eseguiti con inchiostro di china, o per il fascino di un mondo antico, ricco di storia e di emozioni, in una scuola ricca di noi.

Alanno, in paese © Nino Carrabba
Mi avvio a percorrere le strade del paese, dove l’ombra di un passato vissuto con tanti compagni di scuola è ancora in ogni angolo. Le persone del posto continuano a riconoscermi e a vedermi come uno di loro, continuano a salutare col sorriso sulle labbra, a farmi sentire figlio in una terra ancora ricca di nobili sentimenti. Mi fanno capire ulteriormente che il passato coabita col presente e che la vita continua ad esistere con egual meraviglia.





Alanno, torrione cilindrico medievale © Nino Carrabba

Sfioro il torrione medievale della cinta muraria ed incrocio quasi subito la stradina su cui un giorno la sorte mi fece incontrare l'angelo che fecondò il pensiero più scintillante, più denso e più vivo della mia vita. Vado avanti per istinto e, come per incanto, dopo pochi metri, mi appare la torre di città, ordinata e delicata, sentinella del Comune e faro di raccolta degli alpini innamorati dei monti lontani. Sono sotto la sua ombra e di fronte vedo la piazza. È ancora lì, diletta e schietta, a raccontare la giovinezza, gli incontri festosi della domenica, le risate a crepapelle, le sigarette sempre accese, il jukebox del bar a tutto volume, lo «struscio» delle ragazze con il vestito nuovo, i coni di gelato da venti lire, le nocelle e le castagne del monaco con i bicchieri di birra sempre pieni di vita. Una vita riflessa perché ricca di amicizia vera, fondata sul rispetto, su un volersi bene all’insaputa, con atti spontanei e naturali.

Alanno, torre sentinella © Nino Carrabba
Sulla scia luminosa di questi ricordi, mi dirigo verso il balcone del paese accanto alla chiesa. Seduto sul muretto con i piedi penzoloni, rivedo incantato la bella cartolina illustrata di un paesaggio familiare, dove un tempo depositavo i miei gioielli immateriali, mentre la musica di una radio che proveniva dal borgo medievale mi faceva sognare l’America con la voce di Elvis Presley. Tutto ciò riscalda e riempie il presente.

Continua nel prossimo reportage... 







Colonna sonora: Ennio Morricone, Le vent, le cri


Alanno, giardino botanico © Nino Carrabba

Alanno, attrezzi agricoli © Nino Carrabba


Alanno, torrione cilindrico medievale © Nino Carrabba

Alanno © Nino Carrabba
Alanno, scorci © Nino Carrabba












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